La fase di dismissione di un impianto fotovoltaico

La fase di dismissione degli impianti fotovoltaici

La vista di utile di un impianto di generazione fotovoltaico è usualmente almeno 30 anni. Al termine della sua vita utile si procede allo smantellamento dell’impianto, o al suo ripotenziamento (esistono anche degli scenari nei quali puo essere economicamente conveniente ripotenziare l’impianto prima del termine della vita utile).

Nel caso in cui si opti per lo smantellamento dell’impianto esiste una fase di dismissione e demolizione, che restituirà le aree al loro stato originario – quello preesistente prima della costruzione dell’impianto.

Con “dismissione e demolizione” si intende rimozione del generatore fotovoltaico in tutte le sue componenti, conferendo il materiale di risulta agli impianti all’uopo deputati dalla normativa di settore per lo smaltimento ovvero per il recupero.

Per il ripristino dei terreni vengono inoltre individuate le modalità operative che permettono di riportare i luoghi allo stato ante operam.

Per il finanziamento dei costi di queste opere vengono posti nel budget del progetto congrui importi dedicati a tale scopo.

I moduli fotovoltaici sono identificati dal codice C.E.R. 16.02.14 come “Apparecchiature fuori uso, apparati, apparecchi elettrici, elettrotecnici ed elettronici; rottami elettrici ed elettronici contenenti e non metalli preziosi”. Sono recuperabili semplicemente smontandoli dalla struttura di sostegno e scollegandoli dai connettori.

Si tratta di un rifiuto speciale non pericoloso, da consegnare ad un punto di raccolta appropriato per il riciclaggio di apparecchiature elettriche ed elettroniche per il trattamento, il recupero e il riciclaggio corretti, in conformità alle Normative Nazionali.

Del modulo fotovoltaico possono essere recuperati il vetro di protezione, le celle al silicio la cornice in alluminio ed il rame dei cavi di collegamento DC – in totale circa il 95% del peso.

Le strutture di sostegno dei pannelli sono rimosse tramite smontaggio meccanico della parte visibile ed estrazione dal terreno dei pali di fondazione infissi.

I materiali ferrosi ricavati vengono inviati ad appositi centri di recupero e riciclaggio istituiti a norma di legge.

Gli inverter sono identificati dal codice C.E.R. 16.02.14 come “Apparecchiature fuori uso, apparati, apparecchi elettrici, elettrotecnici ed elettronici; rottami elettrici ed elettronici contenenti e non metalli preziosi.

L’inverter è fondamentalmente composto da componentistica elettronica, rame e circuiti elettrici. Si tratta di materiali pregiati che possono essere recuperati, così come tutto il metallo delle strutture di sostegno.

L’impianto elettrico è identificato dai codici C.E.R. 17.04.01 – Rame, C.E.R. 17.04.02 – Alluminio, e C.E.R. 17.00.00 – Operazioni di Demolizione.

Le linee elettriche vengono rimosse, e il rame degli avvolgimenti e dei cavi elettrici e le parti metalliche vengono inviati ad aziende specializzate nel loro recupero e riciclaggio.

I cavidotti ed i pozzetti elettrici vengono rimossi tramite scavo a sezione obbligata che è poi nuovamente riempito con il materiale di risulta.

I manufatti estratti sono trattati come rifiuti ed inviati in discarica in accordo alle vigenti disposizioni normative di settore.

Infine, per ciò che riguarda le strade interne all’impianto, la pavimentazione in pietrisco viene rimossa tramite scavo superficiale e successivo smaltimento del materiale presso gli impianto di recupero e riciclaggio inerti da demolizione.

La superficie dello scavo viene raccordata e livellata con il terreno circostante, e lasciata rinverdire naturalmente.